Per ogni parola perduta – Benedetta Cibrario – recensione
Come si supera un lutto?
Esiste una ricetta infallibile, un rimedio per riempire il vuoto incolmabile lasciato da un compagno con cui si sono trascorsi gli ultimi anni delle rispettive vite?
C’è un modo per ricucire gli squarci provocati dal graffio di una mano che viene improvvisamente strappata all’esistenza, nel momento esatto in cui sta cominciando a costruire qualcosa?
Ognuno tende ad affrontare il dolore che ne deriva in maniera diversa: c’è chi si aggrappa ad ogni distrazione e c’è chi si chiude in sé stesso, facendosi sopraffare dal ricordo dei comuni tempi felici.
Questo è esattamente ciò che accade a Sofia, la quale, a seguito della notizia della dipartita improvvisa del marito Nicola Obreskov, tronca ogni contatto col mondo esterno.
Lei, che è restauratrice di tessuti, si rifiuta di trovare la maniera di ricucire i brandelli di un’esistenza ormai, apparentemente, andata in frantumi.
Fino a quando Edmund, uno dei suoi migliori amici, viene fortuitamente in possesso di una mongolfiera, libratasi in volo nel 1784 ed ora danneggiata, e le chiede di restaurarla.
Dopo l’iniziale reticenza, la ragazza accetta il lavoro affidatole dall’amico e, con l’occasione, parte alla ricerca della storia dei protagonisti di quel volo.
È l’unico modo che sente di avere a disposizione per onorare la memoria di Nicola, quello che la fa sentire meno in colpa, per ricominciare a vivere “innalzandosi” nei vari incontri, tra le mille storie trasportate dal vento, nell’unico “luogo” in cui potrà averlo accanto per l’eternità.
Un libro delicato e struggente da cui lasciarsi trasportare, pagina dopo pagina.
Lo potete trovare qui:
Per ogni parola perduta